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Rigore e ordine nella PA, poi sfora il 3% se necessario.

27 venerdì Dic 2013

Posted by angelo d'anna in economia, salari italiani, spesa pubblica

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Matteo Renzi, PD, politica, riforma del lavoro, sviluppo

Paradossalmente la conquista del PD in quel dì di dicembre,non ha prodotto una discussione sullo scopo primario che lo strumento partito deve darsi:il funzionamento dello Stato con un orizzonte che unisce indissolubilmente l’efficienza all’equità. Da un punto di vista strettamente politico è stato corretto porre da subito la priorità sulla riforma della legge elettorale per dare legittimazione piena e democratica a parlamento e governi prossimi. Ora il dibattito, ai soli livelli mediatico e di addetti ai lavori, è tutto incentrato sulla regolamentazione in tema di lavoro.Non già della creazione di lavoro,ma di norme per le assunzioni,sistemi di protezione e risparmi temporanei di contributi a favore delle imprese,ma a carico dello Stato;di uno Stato già debitore di oltre 10 mld dei contributi per i propri dipendenti. Uno Stato incapace di controllare quantità e qualità della spesa; incapace di autocontrollarsi sul rispetto delle regole sia della sovranità limitata dall’appartenenza alla UE, sia in quei settori di piena sovranità residua che ogni Stato manterrà comunque. Non si tratta qui di sovraintendere al funzionamento statale da parte dei partiti;anzi sotto questo aspetto è indispensabile lo sfratto immediato della politica occupante,ma di rendere concreta l’applicazione della Politica perché essa non rimanga astrazione. Leggo da più parti che non ci sono soldi per avviare una ripresa strutturale dell’economia reale. Da qui molti,compresi imprenditori illuminati chiedono una riduzione del costo del lavoro, senza precisare quale componente:stipendio o oneri sociali.Ben sapendo che i secondi sono al momento impossibili, vista la mancanza di coraggio della classe dirigente. Siamo alle solite dinamiche salariali. Le facilitazioni per le assunzioni o i licenziamenti,detta come va detta,sono un corollario del teorema della creazione di lavoro. È il sistema Italia incapace a creare non già lavoro,compito di imprenditori o aspiranti tali, bensì le condizioni ottimali perché gli intraprendenti colgano la valenza del rischio. Una di queste condizioni è l’utilizzo della moneta unica come fattore di trasparenza sul costo dei servizi e delle infrastrutture. Perché mai una connessione internet,un km di strada o di ferrovia,un kw di energia elettrica o un mc.di acqua devono costare dal 20 al 50% in più che in altri sistemi europei.Risolviamo il problema a costo zero, e si libereranno ingenti risorse private che creano concorrenza sulle importazioni e sulle esportazioni; maggior lavoro e perciò maggior occupazione nel breve/medio termine. L’altro problema mai risolto,investe la retribuzione dei lavoratori, il cui stipendio è da sempre inferiore ad altri sistemi europei. Siamo dopo Spagna e Portogallo in fondo alla scala dell’EZ. Il costo della mano d’opera nel conto economico delle imprese,è dunque un falso problema, che nasconde la incapacità di incidere sul peso dell’onere sociale del salario, questo sì più alto di altri paesi concorrenti. Onere sociale che va ad alimentare sopratutto l’assistenza a scapito della previdenza; creando ulteriore ingiustizia sociale, spreco di risorse e mancati introiti da chi non avrebbe diritto all’assistenza gratuita da parte dello Stato.

Il lamento verso la burocrazia in eccesso,asfissiante e repressiva ha come unico destinatario lo Stato e le sue appendici periferiche. La cronica incapacità di spesa dei fondi comunitari è spesso alimentata da una carenza di controllo da parte dello Stato, sia sulla reale utilità dei progetti,sia sulla tempistica di attuazione ed esecuzione dei medesimi, nonché sul mantenimento dei costi preventivati. Nonostante oltre il 55% dei dipendenti pubblici sono statali, ma lontani burocraticamente dai cittadini;meno controllabili dal giudizio dell’utente. In generale, una pubblica amministrazione che vede uno dei più bassi , abnorme rapporto tra dirigenti ed impiegati. Situazione che moltiplica i centri di potere decisionali e che costituisce un freno a riorganizzazioni volte alla efficienza ed all’equità nelle retribuzioni che premiano carrierismo anziché la funzione di servizio. Uno Stato che distribuisce circa 36 mld annui ad imprese, di cui il 50% al sistema di trasporto, sopratutto ferroviario impedendo la libera concorrenza. Infine uno Stato incapace di fronteggiare la lobby degli appalti pubblici; vedi il debito permanente che la Torino- Lione causerà al contribuente perché le previsioni di traffico sono diminuite enormemente rispetto alla fase progettuale, causa la deindustrializzazione e la delocalizzazione industriale.

Infine uno Stato che non è capace di recuperare più del 10% all’anno dell’evasione fiscale.

Cosa c’entra tutto questo con la conquista del PD?

Durante le primarie 2012,scrivevo che se non si conquista il PD,non si va da nessuna parte. Ma il PD è solo uno degli strumenti indispensabili al governo dello Stato. Se non governi lo Stato, non si va da nessuna parte.

Il tempo utile rimasto si sta esaurendo.

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